Generali by Domenico Quirico

Generali by Domenico Quirico

autore:Domenico Quirico
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: BEAT
pubblicato: 2017-05-16T22:00:00+00:00


Il generale nonostante l’età non verdissima sembra inesauribile, sta a cavallo per ore, galoppa nei punti dove i pericoli sono più alti. Commette, non si sa se per colpa sua o perché mal consigliato, errori un po’ ridicoli: fa arrestare un deputato, l’onorevole De Andreis; gli si trovano in tasca piante della città dove sono segnate aree con le sigle B e F: bombe e fuoco, traducono i sospettosi analisti dello stato maggiore, e invece sono gli idranti e le fognature che il deputato deve individuare perché è ingegnere del comune. Torniamo a corso Monforte. Come in un affrettato fotomontaggio, un caporale sale su un carro e getta un’occhiata all’interno del chiostro, vede la folla dei meschini appoggiata al muro in attesa della fratesca minestra. Gli pare di udire un colpo di fucile: si getta giù urlando: «Tradimento tradimento». Eccitato e assordato da ore di sparatoria contro le ombre ha scambiato i mendicanti per le armate della rivoluzione proletaria. Comunque si scatena l’inferno. Sono tempi in cui i generali infliggono ai sottoposti la teoria dell’occhio nella schiena: il soldato deve sempre sentirsi controllato, deve vivere sapendo che qualsiasi suo gesto è tenuto sotto controllo e la minima esitazione gli costerà il plotone di disciplina o peggio. I soldati cominciano a sparare contro il convento, Volpini, a cui piacciono i metodi spicci e deve conservare molta ruggine laicista e liberale contro «i preti» di cui sospetta automatiche alleanze con la rivoluzione, fa entrare in azione il cannone. Gli hanno dato gli obici, una sezione del Sesto artiglieria: perché non dovrebbe usarli? «Cannonieri apritemi una breccia» grida, come se di fronte avesse le armate austriache. Due vampate buttan giù il portone dei poveri frati. I soldati si gettano dentro baionetta in canna come se dovessero espugnare il Quadrilatero. Frati e mendicanti, quelli almeno che non cadono falciati dai colpi o travolti dalla calca, gettano via scodelle e pentoloni, bestemmiando o invocando i santi, si disperdono in chiesa nel refettorio in cantina braccati dai soldati che urlano: «Arrendetevi». Qualche anziano frate più malandato degli altri, e che neppure le cannonate sono riuscite a tirar fuori dalla sua cella, viene afferrato, malmenato, tutti sono raccolti nel cortile dove un ufficiale che urla insulti e bestemmie già minaccia di passar tutti per le armi. Poi per fortuna un tenente, forse meno eccitato, si accorge che il covo dei ribelli non sembra così pericoloso.

Una staffetta è partita al galoppo per piazza del Duomo e avverte Bava Beccaris che il covo dei ribelli è caduto. Diavolo! Si commenta tra gli ufficiali del comando: ecco perché non si catturava nessuno, erano nascosti da quei perfidi frati rivoluzionari!

C’è ancora un dubbio che turba i militari: il tunnel. Si dice che un passaggio segreto conduce dal convento fino a piazza del Duomo e che è servito, «per linee interne» cita il rapporto scritto evidentemente da un militare con talento di romanziere, agli insorti per aggirare le truppe e colpirle alle spalle. Il diabolico percorso sotterraneo altro non è che un



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